domenica 19 aprile 2020

Il Koblic che è in noi. Tempo di risvegliarlo.

Premessa indispensabile: circa un anno fa ebbi l’immensa fortuna di visionare un film passato molto sottotono di fronte alla distribuzione cinematografica internazionale, un film profondissimo, pregno  di significato nel quale il reale protagonista è la coscienza, la coscienza del capitano aviatore della marina militare argentina ai tempi della dittatura dei “voli della morte”, colui che rifiuta di fare il mortifero pilota, appunto il “capitano Koblic” che è il titolo del film.

Senza troppo spoilerare, il film narra le vicende di un capitano pilota di aerei che sentendo la propria coscienza urlare quasi fastidiosamente (anche se nel film non compare alcun rumore in merito) decide che è meglio fare una vita da latitante piuttosto che sacrificare la propria coscienza per immolare a cause incondivisibili vite umane, in pratica un comportamento tipico di un componente in esigua minoranza se si fosse trovato nel terribile esperimento di Milgram, cioè uno che in quel caso non avrebbe voluto nemmeno dare la scarica elettrica minima alla supposta vittima.

Koblic è l’antitesi totale di Eichmann descritto dalla Harendt ne “la Banalità del Male”,  cioè chi per mettersi al riparo dalla propria coscienza si giustifica con la solita risposta “dovevo obbedire agli ordini”.

Koblic rispetto a Eichmann è un colosso, un gigante, lui ha capito che gli ordini sono sbagliati e ha capito che la sua coscienza ha una dignità dalla quale non può né vuole prescindere.

Bene chiudiamo la parentesi cinematografica e diamo uno sguardo all’ingrata situazione che questa pandemia ha generato; nonostante l’incipiente estate e una primavera abbondantemente conclamata vediamo affiorare i peggiori istinti sia dal  punto di vista degli oppressi che degli oppressori, perché parliamoci chiaro: per come è stato affrontato il problema pandemico in Italia, di altro non si può parlare se non di oppressione. 

Dal lato degli oppressi troviamo, purtroppo oltre a noi, i kapò, ovvero i delatori e tutta la fauna che comprende coloro che pensano che le misure applicate siano state  fin troppo lasche nei confronti dei “trasgressori”, coloro che vorrebbero alla peggior gogna tutti coloro che non si attengono scupolosamente ai demenziali protocolli di contenimento attuati in un territorio troppo grande per essere correttamente gestiti. Di costoro parlerò vieppiù nel mio discorso in itinere.

Dal lato degli oppressori troviamo una forma gerarchica ben strutturata dove al vertice troviamo Capo del Governo, Ministeri, protezione civile, Task Forces in itinere senza alcuna legittimazione elettorale, Gerarchi burocrati locali in vesti di Presidenti di Regione, di Provincia e di Sindaci che approntano ordinanze sempre più stringenti e anticostituzionali in conflitto totale con la libertà dell’essere umano, per poi arrivare ai garanti dell’ordine quali i pubblici ufficiali (dai Vigili, alla Polizia, alle forze armate -carabinieri compresi-) a dover far rispettare regole spessissimo loro malgrado, che vanno ben oltre il buon senso dovendo rispondere al sadismo e bassi istinti dei gerarchi cui sono sottoposti, partendo dall’apice della gerarchia sopra esposta.  

Si vedono multare persone perché sono andate ad acquistare del vino, che in quanto bene “superfluo” diventa peccato capitale, o peggio si vedono comminare multe di 533 euro a una famiglia che ha la sola colpa di viaggiare unita in una vettura per poter assistere una figlia che ha subito un trapianto. Soprassiedo su altri episodi singoli ulteriori perché sono sicuro che lo stillicidio di ingiustizie sarebbe estremamente ingrato nella sua lettura a chi sta ora leggendo.

Ma tornando ai kapò (gli oppressi) sono sicuro che qualcuno di costoro segnalerebbe ben volentieri l’acquisto altrui di vino, la passeggiata oltre i 200 m da casa ecc. e si prodigherebbe per segnalare tutto quello che può essere oggetto di delazione “pulendosi” in questo modo la “coscienza”.

Purtroppo la Harendt e l’esperimento di Milgram  ci hanno ingratamente mostrato quanto sia più facile lavare e sterilizzare la coscienza piuttosto che ascoltarla, quanto i mass media abbiano preferito instillare (forse è più  corretto installare) nel cervello delle persone l’arrivismo egoista in piena sintonia con l’inumana teoria dei giochi e nel mezzo della pandemia in atto vediamo i marcescenti frutti di questa ideologia sociopatica e antropologicamente patologica che è sotto gli occhi di noi tutti.

Nel frattempo un governo abusivo sta approvando indicibili porcherie che in condizioni normali indurrebbero il popolo ad invocare una corte internazionale per giudicare gli abusivi aguzzini al potere, mentre il governo stesso ci impedisce di manifestare il nostro dissenso a suon di DPCM.

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Tornando al film “capitano Koblic”, senza spoilerare troppo, il capitano alla fine reindossa la divisa, ma non per un compito convenzionale e nemmeno in obbedienza di chi lo ha costretto alla latitanza. Fine spoiler.

"Capitano Koblic", un film che va visto o rivisto per capire anche noi quando sarà il momento di reindossare la divisa.

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