domenica 3 novembre 2019

Ecologismo, briciolesimo e pere cotte

Nella sua giovane vita da banderuola il movimento 5 stelle, pur essendo incoerente rispetto alle istanze iniziali è tuttavia riuscito a mantenere coerenza nelle sue vere strade maestre: il briciolesimo (termine coniato dall'ottimo Maurizio Gustinicchi di Scenari Economici) e l'ecologismo a senso unico (decrescismo), vento in poppa verso il sol dell'avvenire!

Il briciolesimo

Assodato che i paladini dell'Honestah hanno individuato i "veri" problemi dell'italico stivale (kasta, krikka, korruzione, privilegi dei politici) con leggi e proposte a effetto (Holly e Benji) costoro pensano di combattere gli italici mali senza scalfirne in realtà nulla di sostanziale e risparmiando solo su innocue briciole a livello di bilancio. Per farla breve l'ultima proposta nel merito è quella della riduzione del numero di parlamentari in un Paese che in Europa ha già ora assieme a Francia, Germania e Regno Unito la rappresentanza parlamentare più bassa ogni 100 mila abitanti, con il taglio avremmo il felice esito di essere il Paese europeo con minor rappresentanza in assoluto.

Il problema però a mio modesto avviso sta nel fatto che la rappresentanza è direttamente proporzionale al grado di democrazia di una Nazione e il risultato della proporzione è minor rappresentanza = minor democrazia. Ma i nostri beniamini lo fanno per risparmiare, certo e con questa riduzione di democrazia si risparmia ben lo 0,007% delle spese a carico dello Stato. 
Non sia mai che invece di risparmiare solo briciole si cerchi di migliorare il rapporto debito-Pil, magari facendo un po' di deficit e cancellando la clausola di pareggio di bilancio in Costituzione, troppo sostanziale e troppo poco a effetto Holly e Benji.
No, loro tagliano i vitalizi, si dimezzano lo stipendio, combattono i privilegi lasciando pressoché intatti il sostanziale ammontare e l'essenza del disavanzo, ma mostrando orgogliosi le briciole che hanno risparmiato come fossero trofei di un safari. 
A dire il  vero la questione casta-cricca-corruzione-privilegi è effettivamente un problema serio, ma non negli ordini di sostanza e grandezza che intendono i nostri probiviri sbandieratori di onestà; sostanzialmente le tangenti e il malaffare sul territorio sono un atto deplorevole e condannabile, ma è la corruzione extraterritoriale con mezzi legali quella che macina cifre ben maggiori rispetto alle briciole territoriali, per farla breve questi trent'anni di svendite e sacrifici all'altare dell'UE, la progressiva desertificazione industriale, l'ingresso in una valuta a tutti gli effetti straniera che impedisce o danneggia il mercato interno ecc. ecc a vantaggio di altre Nazioni compiute con modalità da far sembrare Quisling e Pétain dei patrioti. Ma di questo ho già parlato abbondantemente e riguardo all'argomento svendite e tradimenti alla Nazione mi fermo qui. 


L'ecologismo tout court

Tralasciando quel che è la mia opinione su una poveretta con le treccine, menomata non tanto dall'autismo, ma dal plagio da parte dei suoi genitori in cerca di visibilità e dai padroni del discorso, negli ultimi anni quando sento parlare di ecologismo, di green, di ambientalismo tout court rabbrividisco considerando che ogni volta che vengono sbandierate queste istanze le implicazioni politiche ed economiche sono sempre disastrose e come risultati esattamente congrue al briciolesimo sopra esposto, in pratica catene montuose che messe insieme partoriscono un topolino, morto.
Tralasciando il fatto che ogni volta che una istanza ecologista viene attuata è solo per il business di pochissimi a nocumento di quella che certi giornalisti con non velato disprezzo chiamano "plebe".
Ciò che voglio meglio focalizzare è il serissimo impatto economico strategico che certe scelte ambientaliste possono trasformare in danni irreparabili.

La siderurgia è un settore strategico di prima importanza per il nostro Paese, l'Ilva di Taranto è in effetti un problema ambientale, ma non certo risolvibile con la chiusura dell'impianto e il licenziamento di 13 mila dipendenti più l'indotto con annesso annientamento di una realtà produttiva di prim'ordine. In questi termini sembra invece che i nostri simpatici ambientalisti honesti si siano proprio mossi nella peggior direzione possibile modificando in itinere le clausole sulle responsabilità penali, in pratica attribuendo all'acquirente (Arcelor-Mittal) anche le responsabilità della gestione precedente l'acquisizione, un suicidio (oppure la malcelata intenzione di chiudere tutto per far contento qualcuno?).

Ma le cose si possono fare sempre peggio e i nostri probiviri dell'onestà stanno proponendo assieme al PD una finanziaria devastatrice con l'introduzione della tassa sulla plastica per imballaggi.
Riguardo al settore strategico della lavorazione della plastica parliamo di numeri:
  • 11 mila imprese;
  • 110 mila persone occupate nel settore;
  • 22% di tutta la produzione europea è ora in Italia;
  • 42% di export sul totale prodotto in Italia;
  • 89% la percentuale di plastica riciclata utilizzata.
Da queste cifre si evince l'entità della potenziale ecatombe industriale che costoro si apprestano a varare.

Ma non è ancora finita, l'aumento delle tasse sugli autoveicoli aziendali è un'altro "coniglietto" che questo governo estrae dal cappello con effetti devastanti come per il resto della manovra.
Per le auto di grossa cilindrata la tassazione passa dal 30 al 100%, per gli altri veicoli semplicemente raddoppia dal 30 al 60%, per auto ibride ed elettriche la tassazione resta la stessa (che strano, visto che Francia e Germania stanno investendo cifre importanti sulla mobilità elettrica e ibrida).

Unendo i puntini risulta quindi ulteriormente chiara la finalità d'origine della fondazione ed etero-direzione cui è soggetto il movimento.

Capri espiatori alla Masaniello o Cola di Rienzo che alla fine del loro compito saranno esposti al pubblico ludibrio procrastinando in modo gattopardesco lo status quo, loro malgrado. Il peracottaro è servito.

sabato 2 novembre 2019

Masanielli usa e getta (QED)

L'ottimo Vladimiro Giacchè  ha coniato un acronimo eloquente dell'ingrato esito di chi cerca di valutare e mettere in prospettiva gli eventi politico-economici che si susseguono: VLAD (Ve Lo Avevo Detto).

L'associazione iconografica all'acronimo è pavloviana, mea culpa

Appresso

Una manovra finanziaria draconiana e punitiva (per "ladri di futuro che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità") nemmeno concepibile dal boia designato nel 2011 alla "sobria" macellazione del nostro Paese è in procinto di essere approvata con il beneplacito degli "onesti".

In contemporanea una commissione liberticida che si arroga arbitrariamente il diritto di attribuzione verbale del bene e del male utilizzando il grimaldello del "hate speech" in palese conflitto con l'art. 21 della nostra Costituzione è stata approvata in troppo larga maggioranza da un parlamento che è ben lungi dal rappresentare degnamente il popolo italico.

Purtroppo, e non ci voleva molto per capire come sarebbe andata, già all'indomani delle elezioni del 2018 avevo preconizzato e scritto con una certa esattezza la direzione ove volgeva il soggetto politico vincitore delle stesse; nel mentre per fortuna, in poco tempo una massa critica a livello elettorale ha cominciato (anche se troppo tardi) a smaltire la sbronza e i postumi della "honestà" prendendo coscienza della etero-direzione, cialtronaggine ed incompetenza come basilari contrassegni di un "movimento" che già un decennio fa, all'atto della sua fondazione aveva un posto ben definito nella storia, (non esattamente profumato).

Dopo le elezioni europee e in Umbria in un "Paese normale" (entità della quale purtroppo dubito l'esistenza su tutto il terracqueo globo) le elezioni dovrebbero essere un urgentissimo atto dovuto (vedasi Boris Johnson in Gran Bretagna al momento in cui scrivo), ma riguardo all'argomento elezioni anticipate mi fermo qui.

Cui prodest? Come già scritto i veri vincitori sono stati coloro che assieme ai Masanielli tanto onesti hanno ora il comando di un Governo solo formalmente legittimo che continua nella stessa direzione distruttiva dei suoi precursori prima dell'intervallo giallo-verde di un anno e mezzo, mascherando il "mancato" aumento dell'IVA con tasse e balzelli draconiani, criminalizzando i titolari autoctoni di partite IVA e trattandoli da evasori fiscali a prescindere (quelli allogeni sono liberi di evadere, non siamo razzisti, su) , imponendo patrimoniali a strascico, giustificandosi con soluzioni "green" utili per creare nuove imposte irricevibili comunque.
I "beneficiari" di cui sopra, sempre grazie al "favoreggiamento" (nella sua accezione moralmente più dispregiativa) dei Masanielli che con le loro "buone intenzioni" continuano indomitamente il loro compito del lastricare le vie dell'inferno, stanno anche falcidiando la libertà d'espressione sfruttando una superstite dell'olocausto e condannando tutto ciò che è contro i (a loro discrezione) "buoni sentimenti", il politicamente corretto come unico filtro verbale. Siamo all'assurdo, siamo oltre il processo alle intenzioni, qui siamo al  processo ai sentimenti e agli istinti e, perché no? magari ai riflessi condizionati; forse costoro vorrebbero appendere a testa in giù anche il "fascistissimo" cane di Pavlov?

Stiamo assistendo in contemporanea alla disgregazione dell'UE e proprio in un frangente di tal guisa, propizio per seri ripensamenti e rivalutazioni su questo ircocervo genocida e anti-umano (vedasi Grecia) abbiamo un Governo sempre più prono ai voleri dell'immonda bestia giuridica sovranazionale ferita a morte dai paradossi che essa stessa ha generato.

Ed infine, un soggetto politico creato ad hoc per direzionare il dissenso in un binario morto ideato da soggetti che hanno prosperato con lo status quo che li ha arricchiti e continua a farlo (Grillo e Casaleggio) poteva realmente combattere il sistema o in realtà questo movimento serviva solo come cartina tornasole per far reagire il potere costituito di conseguenza in gattopardesca direzione?
Non servono posteri per l'ardua sentenza.


sabato 19 ottobre 2019

Scontro intergenerazionale come deterrente della memoria

In questi giorni circolano pseudo-proposte finalizzate ad abbassare l'età del voto e  portarla ai 16 anni, in realtà questa che dovrebbe essere una semplice amenità purtroppo non è tale in quanto la finalità di questo messaggio ha un altro proposito: quello di togliere il voto agli anziani e porre in essere uno scontro intergenerazionale.

Non è un caso che proprio Beppe Grillo (settantunenne al momento in cui scrivo) faccia proprio quanto sopraesposto per sottolineare l'importanza del negare il voto agli anziani rendendo sempre più palese la sua ubbidienza ai padroni del discorso ed essendo riuscito a veicolare il dissenso nel vicolo cieco del Movimento 5 stelle (camera di scoppio controllata). Mission accomplished, thanks Beppi (sotto un video di 6 anni fa dove l'istrione genovese indica i "veri ladri di futuro")...



Come già scritto, da un quarantennio alle scuole elementari veniva (e viene) praticata una sorta di terrorismo psicologico sia sulla fine delle risorse (un quarantennio fa ci dicevano che il petrolio sarebbe finito entro la fine del secolo allora corrente) e della insostenibilità del sistema previdenziale vista la già allora ridotta natalità rispetto ai decenni precedenti. Successivamente, negli anni '80 si cominciava a parlare del "debito pubblico" come di una colpa (in realtà se c'era una colpa grave era quella del divorzio della Banca d'Italia dal Ministero del Tesoro ad opera di Ciampi e Andreatta che ci ha sottratto la piena facoltà di emissione monetaria) e il mantra che nemmeno troppo velatamente veniva (e viene tuttora) propalato era "abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità". In effetti prima degli anni '90 era possibile andare in pensione con molti meno anni di contribuzione, ma ciò non era un problema reale in quanto comunque c'era già stato il superamento della scarsità produttiva e anzi cominciavano a profilarsi i primi problemi legati alla sovrapproduzione, mentre la tecnologia stava già aumentando la produttività pro-capite, gli unici assets che l'Italia era veramente costretta a pagare con valuta di riserva erano le materie prime, in compenso il comparto produttivo pubblico dell'IRI ne faceva la settima multinazionale più importante del pianeta garantendoci esportazioni abbondanti ed ampio approvvigionamento, grazie alle stesse, di valuta di riserva. In pratica un altro mondo.

E chi già allora aveva l'età della ragione dovrebbe essere ben memore del tenore di vita che c'era prima dell'infamia golpista giudiziaria che dal 1992 ha spazzato via gli ultimi veri politici dal nostro Paese. Le armi di rimbecillimento di massa erano ancora a livello embrionale e la loro mortifera essenza non era nemmeno percettibile (anche se stava già alacremente lavorando), i quotidiani, a differenza dell'odierna triste realtà, erano completamente diversi tra di loro e ognuno di essi dava diverse interpretazioni dei fatti, non dimentichiamo che sino alla propria morte nel 1975 sul Corriere di via Solferino scriveva Pierpaolo Pasolini; i computers e l'informatica erano una nicchia numericamente inconsistente, erano tempi che sembravano ben lungi dal peggiore degli incubi: l'odierno villaggio globale.

"Nell'Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev' essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità." (Tommaso Padoa Schioppa, "Da Berlino e Parigi ritorno alla realtà", Corriere della Sera, 26 agosto 2003, p. 1).

Ora le colpe della riduzione in schiavitù delle giovani generazioni e quelle in divenire vengono pesantemente attribuite a coloro che hanno semplicemente fruito e grazie a Dio continuano a fruire dei diritti sacrosanti della previdenza sociale, conquistata con il sangue e demolita con i reality, gli smartphones, l'informazione a senso unico controllata dai padroni del discorso, sancendo quindi che gli stessi diritti ora in via di estinzione siano stati distrutti proprio dai loro fruitori (quelli che "rubano il futuro ai giovani").

Tutto questo ha purtroppo una finalità ben precisa, si vuole instaurare uno scontro generazionale per mettere a tacere per sempre la memoria, e vista la relativa scarsità di giovani autoctoni, con la scusa della crisi demografica si fanno sbarcare orde oceaniche di clandestini non a caso in età militare e si rende la gioventù  autoctona sempre più rimbecillita e incapace di reagire grazie alla tecnologia (smartphones e non solo) e al cosmopolita e "progressista" rumore di fondo, i padroni del discorso vogliono espiantare ogni tipo di radice territoriale che plasma l'individuo in divenire, trasformandolo in "cittadino del mondo" e assimilandolo in toto ai nuovi "ospiti" che condivideranno con esso un futuro votato alla falcidiazione dei diritti; la memoria di chi ha vissuto tempi migliori e sa che si può vivere molto meglio assumendo un paradigma che aveva funzionato benissimo sino all'alba degli anni '90 è il peggior nemico dei potentati che già con leggi sull'eutanasia stanno lavorando per sbarazzarsi anche fisicamente di questi ostacoli umani in età di climaterio o senescenza.

“Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa” (Jacques Attali, “La médicine en accusation“, in AA.VV., L’avenir de la vie, Seghers, Paris 1981, pp. 268-274).

Queste parole agghiaccianti di Attali (putativo padre politico di Macron) mostrano plasticamente quanto il monetarismo odierno votato alla scarsità di moneta circolante sia stato e sia l'arma più micidiale di cui le élites a tutt'oggi purtroppo ancora dispongono e abbondantemente utilizzano soprattutto nella frase che termina la citazione: "Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa”.

Stiamo assistendo inoltre allo smantellamento della bellezza e del decoro, la prima demolita mediaticamente (sedicenti artisti, musicisti e architetti di questi tempi, il degrado delle città grazie all'incuria e all'arrivo incontrollato di clandestini) e fisicamente (vedasi Notre Dame), il secondo (il decoro) che non fa più parte nemmeno della semantica delle élites che ormai sguaiatamente e senza un filo di vergogna diffondono tramite ammaestrati servi le loro direttive incuranti della durezza del loro contenuto e delle ripercussioni sia sull'opinione pubblica che sul futuro di noi tutti. Costoro non hanno più decoro perché probabilmente non ne hanno più bisogno, convinti di aver già vinto la loro guerra contro la memoria, la storia e la bellezza.

domenica 13 ottobre 2019

Emergenze e neo-dogmi prêt-à-porter

Nel dibattito politico britannico circa un quarantennio fa, un acronimo: TINA (There Is No Alternative di Thatcheriana memoria - tradotto in italiano "non c'è alternativa") mostrò quale tipo di direttiva politica ed economica sarebbe stata posta in essere nei decenni a venire; con l'evolversi dei fatti riscontriamo quotidianamente quanto quella sigla di quattro lettere sia l'unico metodo per procrastinare l'odierno sistema.
Creando emergenze (o procurati allarmi) l'utilizzo dell'acronimo di cui sopra viene almeno formalmente (e soprattutto mediaticamente) legittimato e posto come unica strada percorribile almeno agli occhi dei più.
In realtà, in maniera dogmatica degna dei peggiori integralismi religiosi, l'ineluttabilità della reale mancanza di alternative al paradigma attuale è fortemente messa in discussione da un passato molto recente; il quarantennio che caratterizzò il dopo guerra dagli anni cinquanta del secolo scorso sino alla caduta del Muro di Berlino vide per la prima volta una società organizzata che grazie a tecnologie e metodi produttivi innovativi sconfisse la scarsità e per la prima volta si pose il problema di produzione in eccesso dei beni vendibili, ciò instaurò una migliore redistribuzione della ricchezza e maggiore potere contrattuale da parte delle maestranze; per i "padroni del discorso", le oligarchie, le corporations e i grossi centri di potere si stava profilando una messa in discussione sia del loro ruolo che del loro potere e ciò non era tollerabile per chi vedeva il potenziale sgretolamento del proprio privilegiatissimo status quo.
Ma questi potentati si erano già messi in movimento da tempo ben prima antecedente la caduta del muro di Berlino, organizzandosi e pagando profumatamente i loro abili mercenari mediatici, accademici e intellettuali monopolizzando con il pensiero neoliberista i media, le edicole, le università, le librerie; la direzione del vento che spirava fu intercettata "in tempo" e deviata a proprio piacimento grazie ai loro "think tank".
Letteralmente "think tank" significa "serbatoio di pensiero" o "pensatoio", in pratica una piattaforma di "brainstorming" atta a veicolare politica e opinione pubblica verso un percorso mono direzionale tracciato appunto dal dogmatico TINA, magari cercando addirittura legittimazioni scientifiche che spesso tali non sono.

Il primo think tank di una certa importanza è la "Mont Pelerin Society" che già dal 1947 cominciò a teorizzare direttive (sempre mono direzionali) che demolissero il costrutto Keynesiano che sino ad allora si era dimostrato efficacissimo proprio per ciò che andava contro i desiderata di costoro, la prima componente doveva avere una legittimazione "scientifica", non a caso l'ideologo neoliberista Von Hayek, acerrimo nemico ideologico di Keynes (successivamente osannato e adorato dalla lady di ferro madre putativa del TINA) divenne la "stella polare" di questo pensiero (nonché fondatore del think tank stesso). Non mi dilungo su questo think tank e allego un video (con sottotitoli in italiano) di "die Anstalt" programma televisivo tedesco che con ironia ne descrive bene l'essenza.



Nel 1972 un altro think tank vede la luce proprio nella nostra penisola da una idea di Aurelio Peccei: "il Club di Roma". Come nel caso della Mont Pelerin Society a costoro serve un ideologo culturalmente e "scientificamente" consono alla direzione summenzionata (nel caso Thomas Malthus) vista però da un altra angolazione: il culto della scarsità. Il club di Roma commissiona al MIT di Boston una ricerca in direzione malthusiana per dare una legittimazione scientifica alle direttive assimilate e nello stesso anno esce il Rapporto sui limiti dello sviluppo. Nel rapporto il sovraffollamento umano del pianeta viene visto come effettivamente è: un problema di portata catastrofica, ma solo nelle zone più povere del globo che però purtroppo sono la maggioranza; fino a quel punto il problema è quindi visto in maniera corretta, ma le soluzioni decisamente no, visto che a un aumento di benessere della popolazione corrisponde un sensibile equilibrio o decremento delle nascite e non è certo con il terrorismo ambientalista e decrescista in occidente che un problema di quella portata mondiale può essere risolto.
Quaranta anni fa nelle scuole elementari ci  insegnavano che il petrolio sarebbe finito prima della fine del secolo allora in corso, dell'emergenza di fonti alternative, di un potenziale calo del nostro tenore di vita per rendere "sostenibile" l'esistenza di ciascuno di noi, in contemporanea però parlavano anche dell'insostenibilità dell'allora sistema previdenziale per il calo delle nascite che grazie a esercizi contabili e nuove regoline dogmatiche e "scientifiche" si sarebbe trasformato nella attuale disastrosa situazione grazie ai conti della serva fatti dai lacché monetaristi ingeneri del come creare scarsità di denaro già alla sua emissione.
Solo un decennio dopo si aprono le porte dell'inferno con la globalizzazione che ha invece portato problemi ambientali (e non certo solo quelli) ben maggiori rispetto alla situazione precedente.
Successivamente si produrrà un altra emergenza, quella climatica sulla  quale non mi soffermo in questo articolo, ma ne voglio evidenziare i connotati salienti: un costrutto che ponga un problema al quale seguono reazioni e la proposta inderogabile di una soluzione; in quattro lettere TINA.

A un anno circa dalla fondazione del Club di Roma (cioè nel 1973) il mondo assiste alla nascita di un altro think tank: la Commissione Trilaterale, perfettamente allineata sui  binari della Mont Pelerin Society ne continua il percorso e delinea la sconfitta "scientifica" del keynesismo. Il fondatore del think tank in oggetto è David Rockefeller, rampollo di una famiglia di petrolieri ancora scottato dalla giusta mossa dell'antitrust del secolo prima che smembrò la Standard Oil dei suoi avi in tante società, ognuna con diverso amministratore delegato per tutelare gli USA dalla posizione monopolistica di un soggetto privato di fronte a un settore così strategico. Nel tempo le direttive dell'antitrust vennero raggirate semplicemente creando un Cartello (le sette sorelle) e grazie alla creazione dell'OPEC (di natura oligarchica). Guarda caso proprio nel 1973 in ottobre scoppia la guerra dello Yom Kippur che nel giro di pochissimo tempo porta al raddoppio del prezzo del petrolio. Con il lievitare del prezzo anche alle pompe di benzina si crea quindi una scarsità artificiale di una risorsa indispensabile e per la prima volta nel dopoguerra si parla di "stagflazione" (stagnazione e inflazione) che finalmente per gli aedi del neoliberismo metterà in crisi il Keynesismo.
Un'emergenza artificiale ha quindi aperto le porte al metodo che da allora sarà posto in essere: problema-reazione-soluzione e naturalmente TINA, il tutto gestito da un'unica regia, ha funzionato benissimo allora e funzionerà benissimo anche successivamente.

Ora siamo ancora in una situazione ove i potentati hanno bisogno di nuovi TINA, questa volta devono giocare un'altra carta e vista la scarsità di vendite di nuove autovetture serve creare un'altra emergenza: quella ambientale, i grandi colossi dell'automotive hanno quindi pensato di cestinare le loro vecchie produzioni che hanno ormai saturato il mercato sostituendo il parco auto e costringendo alla rottamazione di quello già venduto con le "innovative" ed "ecologiche" auto elettriche (che inquinano di più delle altre, ma indirettamente delocalizzando l'inquinamento alle centrali elettriche e allo smaltimento delle costosissime batterie esauste). A dire il vero comunque l'auto elettrica è solo una piccola parte del piano di costoro, lo studio di fonti alternative e rinnovabili e il loro utilizzo serve a produrre meno energia e a un costo più alto drenando ulteriori risorse economiche al popolo comunque non potendo fare a meno delle fonti fossili, se poi aggiungiamo che nell'eventualità di una diffusione capillare di auto elettriche diverrà inevitabile l'aumento esponenziale delle bollette anche per chi è sprovvisto di qualsiasi vettura elettrica lo scopo di tale operazione diventa chiaro: captive demand, ovvero costringere gli utenti a pagare sino alla quasi insostenibilità beni di prima necessità dai quali non possono prescindere semplicemente perché TINA.

Un'altra emergenza indotta dai potentati è quella migratoria (potenziata esponenzialmente dal 2011 con l'infame assassinio di Gheddafi), perfettamente funzionale ai loro scopi di impoverimento della popolazione occidentale, guerra tra poveri e deflazione salariale, xenofobie che si credevano sopite, ma che invece derivano dalla convivenza coatta di culture tra di loro incompatibili sullo stesso territorio in nome di un multiculturalismo che ogni volta che viene pronunciato suona di ossimoro.
Il degrado portato a scempio di una millenaria cultura che una volta cancellata sarà l'ennesimo ostacolo abbattuto dai potentati per potere accrescere il loro rapporto di forza nei confronti di quella che senza vergogna definiscono "plebe" per poterne disporre come meglio credono.

Alla fine del film "Omicron" del 1963 (di cui consiglio vivamente la visione a chi legge) il geniale e compianto Ugo Gregoretti ci mostra la visione del potere nei confronti della plebe avvalendosi del pretesto fantascientifico e facendo esporre a coloro che nel film sono gli extraterrestri le stesse idee dei "padroni del discorso", delle lobbies, dei potentati, delle Corporations invece perfettamente terrestri.
R.I.P. Ugo.