Premessa indispensabile: circa un anno fa ebbi l’immensa
fortuna di visionare un film passato molto sottotono di fronte alla
distribuzione cinematografica internazionale, un film profondissimo, pregno di significato nel quale il reale protagonista
è la coscienza, la coscienza del capitano aviatore della marina militare
argentina ai tempi della dittatura dei “voli della morte”, colui che rifiuta di
fare il mortifero pilota, appunto il “capitano Koblic” che è il titolo del
film.
Senza troppo spoilerare, il film narra le vicende di un
capitano pilota di aerei che sentendo la propria coscienza urlare quasi
fastidiosamente (anche se nel film non compare alcun rumore in merito) decide
che è meglio fare una vita da latitante piuttosto che sacrificare la propria
coscienza per immolare a cause incondivisibili vite umane, in pratica un
comportamento tipico di un componente in esigua minoranza se si fosse trovato
nel terribile esperimento di Milgram, cioè uno che in quel caso non avrebbe
voluto nemmeno dare la scarica elettrica minima alla supposta vittima.
Koblic è l’antitesi totale di Eichmann descritto dalla Harendt ne “la Banalità del Male”, cioè chi per mettersi al riparo
dalla propria coscienza si giustifica con la solita risposta “dovevo obbedire
agli ordini”.
Koblic rispetto a Eichmann è un colosso, un gigante, lui ha
capito che gli ordini sono sbagliati e ha capito che la sua coscienza ha una
dignità dalla quale non può né vuole prescindere.
Bene chiudiamo la parentesi cinematografica e diamo uno
sguardo all’ingrata situazione che questa pandemia ha generato; nonostante l’incipiente
estate e una primavera abbondantemente conclamata vediamo affiorare i peggiori
istinti sia dal punto di vista degli
oppressi che degli oppressori, perché parliamoci chiaro: per come è stato
affrontato il problema pandemico in Italia, di altro non si può parlare se non
di oppressione.
Dal lato degli oppressi troviamo, purtroppo oltre a noi, i kapò, ovvero i delatori e
tutta la fauna che comprende coloro che pensano che le misure applicate siano
state fin troppo lasche nei confronti
dei “trasgressori”, coloro che vorrebbero alla peggior gogna tutti coloro che
non si attengono scupolosamente ai demenziali protocolli di contenimento
attuati in un territorio troppo grande per essere correttamente gestiti. Di
costoro parlerò vieppiù nel mio discorso in itinere.
Dal lato degli oppressori troviamo una forma gerarchica ben strutturata
dove al vertice troviamo Capo del Governo, Ministeri, protezione civile, Task
Forces in itinere senza alcuna legittimazione elettorale, Gerarchi burocrati
locali in vesti di Presidenti di Regione, di Provincia e di Sindaci che
approntano ordinanze sempre più stringenti e anticostituzionali in conflitto
totale con la libertà dell’essere umano, per poi arrivare ai garanti dell’ordine
quali i pubblici ufficiali (dai Vigili, alla Polizia, alle forze armate
-carabinieri compresi-) a dover far rispettare regole spessissimo loro
malgrado, che vanno ben oltre il buon senso dovendo rispondere al sadismo e
bassi istinti dei gerarchi cui sono sottoposti, partendo dall’apice della
gerarchia sopra esposta.
Si vedono multare persone perché sono andate ad acquistare
del vino, che in quanto bene “superfluo” diventa peccato capitale, o peggio si
vedono comminare multe di 533 euro a una famiglia che ha la sola colpa di
viaggiare unita in una vettura per poter assistere una figlia che ha subito un
trapianto. Soprassiedo su altri episodi singoli ulteriori perché sono sicuro
che lo stillicidio di ingiustizie sarebbe estremamente ingrato nella sua lettura
a chi sta ora leggendo.
Ma tornando ai kapò (gli oppressi) sono sicuro che qualcuno
di costoro segnalerebbe ben volentieri l’acquisto altrui di vino, la passeggiata oltre
i 200 m da casa ecc. e si prodigherebbe per segnalare tutto quello che può
essere oggetto di delazione “pulendosi” in questo modo la “coscienza”.
Purtroppo la Harendt e l’esperimento di Milgram ci hanno ingratamente mostrato quanto sia più
facile lavare e sterilizzare la coscienza piuttosto che ascoltarla, quanto i
mass media abbiano preferito instillare (forse è più corretto installare) nel cervello delle
persone l’arrivismo egoista in piena sintonia con l’inumana teoria dei giochi e nel mezzo della pandemia in atto vediamo i
marcescenti frutti di questa ideologia sociopatica e antropologicamente
patologica che è sotto gli occhi di noi tutti.
Nel frattempo un governo abusivo sta approvando indicibili
porcherie che in condizioni normali indurrebbero il popolo ad invocare una
corte internazionale per giudicare gli abusivi aguzzini al potere, mentre il governo stesso ci
impedisce di manifestare il nostro dissenso a suon di DPCM.
Tornando al film “capitano Koblic”, senza spoilerare troppo,
il capitano alla fine reindossa la divisa, ma non per un compito convenzionale
e nemmeno in obbedienza di chi lo ha costretto alla latitanza. Fine spoiler.
"Capitano Koblic", un film che va visto o rivisto per capire anche noi quando sarà il momento di reindossare la divisa.