domenica 13 ottobre 2019

Emergenze e neo-dogmi prêt-à-porter

Nel dibattito politico britannico circa un quarantennio fa, un acronimo: TINA (There Is No Alternative di Thatcheriana memoria - tradotto in italiano "non c'è alternativa") mostrò quale tipo di direttiva politica ed economica sarebbe stata posta in essere nei decenni a venire; con l'evolversi dei fatti riscontriamo quotidianamente quanto quella sigla di quattro lettere sia l'unico metodo per procrastinare l'odierno sistema.
Creando emergenze (o procurati allarmi) l'utilizzo dell'acronimo di cui sopra viene almeno formalmente (e soprattutto mediaticamente) legittimato e posto come unica strada percorribile almeno agli occhi dei più.
In realtà, in maniera dogmatica degna dei peggiori integralismi religiosi, l'ineluttabilità della reale mancanza di alternative al paradigma attuale è fortemente messa in discussione da un passato molto recente; il quarantennio che caratterizzò il dopo guerra dagli anni cinquanta del secolo scorso sino alla caduta del Muro di Berlino vide per la prima volta una società organizzata che grazie a tecnologie e metodi produttivi innovativi sconfisse la scarsità e per la prima volta si pose il problema di produzione in eccesso dei beni vendibili, ciò instaurò una migliore redistribuzione della ricchezza e maggiore potere contrattuale da parte delle maestranze; per i "padroni del discorso", le oligarchie, le corporations e i grossi centri di potere si stava profilando una messa in discussione sia del loro ruolo che del loro potere e ciò non era tollerabile per chi vedeva il potenziale sgretolamento del proprio privilegiatissimo status quo.
Ma questi potentati si erano già messi in movimento da tempo ben prima antecedente la caduta del muro di Berlino, organizzandosi e pagando profumatamente i loro abili mercenari mediatici, accademici e intellettuali monopolizzando con il pensiero neoliberista i media, le edicole, le università, le librerie; la direzione del vento che spirava fu intercettata "in tempo" e deviata a proprio piacimento grazie ai loro "think tank".
Letteralmente "think tank" significa "serbatoio di pensiero" o "pensatoio", in pratica una piattaforma di "brainstorming" atta a veicolare politica e opinione pubblica verso un percorso mono direzionale tracciato appunto dal dogmatico TINA, magari cercando addirittura legittimazioni scientifiche che spesso tali non sono.

Il primo think tank di una certa importanza è la "Mont Pelerin Society" che già dal 1947 cominciò a teorizzare direttive (sempre mono direzionali) che demolissero il costrutto Keynesiano che sino ad allora si era dimostrato efficacissimo proprio per ciò che andava contro i desiderata di costoro, la prima componente doveva avere una legittimazione "scientifica", non a caso l'ideologo neoliberista Von Hayek, acerrimo nemico ideologico di Keynes (successivamente osannato e adorato dalla lady di ferro madre putativa del TINA) divenne la "stella polare" di questo pensiero (nonché fondatore del think tank stesso). Non mi dilungo su questo think tank e allego un video (con sottotitoli in italiano) di "die Anstalt" programma televisivo tedesco che con ironia ne descrive bene l'essenza.



Nel 1972 un altro think tank vede la luce proprio nella nostra penisola da una idea di Aurelio Peccei: "il Club di Roma". Come nel caso della Mont Pelerin Society a costoro serve un ideologo culturalmente e "scientificamente" consono alla direzione summenzionata (nel caso Thomas Malthus) vista però da un altra angolazione: il culto della scarsità. Il club di Roma commissiona al MIT di Boston una ricerca in direzione malthusiana per dare una legittimazione scientifica alle direttive assimilate e nello stesso anno esce il Rapporto sui limiti dello sviluppo. Nel rapporto il sovraffollamento umano del pianeta viene visto come effettivamente è: un problema di portata catastrofica, ma solo nelle zone più povere del globo che però purtroppo sono la maggioranza; fino a quel punto il problema è quindi visto in maniera corretta, ma le soluzioni decisamente no, visto che a un aumento di benessere della popolazione corrisponde un sensibile equilibrio o decremento delle nascite e non è certo con il terrorismo ambientalista e decrescista in occidente che un problema di quella portata mondiale può essere risolto.
Quaranta anni fa nelle scuole elementari ci  insegnavano che il petrolio sarebbe finito prima della fine del secolo allora in corso, dell'emergenza di fonti alternative, di un potenziale calo del nostro tenore di vita per rendere "sostenibile" l'esistenza di ciascuno di noi, in contemporanea però parlavano anche dell'insostenibilità dell'allora sistema previdenziale per il calo delle nascite che grazie a esercizi contabili e nuove regoline dogmatiche e "scientifiche" si sarebbe trasformato nella attuale disastrosa situazione grazie ai conti della serva fatti dai lacché monetaristi ingeneri del come creare scarsità di denaro già alla sua emissione.
Solo un decennio dopo si aprono le porte dell'inferno con la globalizzazione che ha invece portato problemi ambientali (e non certo solo quelli) ben maggiori rispetto alla situazione precedente.
Successivamente si produrrà un altra emergenza, quella climatica sulla  quale non mi soffermo in questo articolo, ma ne voglio evidenziare i connotati salienti: un costrutto che ponga un problema al quale seguono reazioni e la proposta inderogabile di una soluzione; in quattro lettere TINA.

A un anno circa dalla fondazione del Club di Roma (cioè nel 1973) il mondo assiste alla nascita di un altro think tank: la Commissione Trilaterale, perfettamente allineata sui  binari della Mont Pelerin Society ne continua il percorso e delinea la sconfitta "scientifica" del keynesismo. Il fondatore del think tank in oggetto è David Rockefeller, rampollo di una famiglia di petrolieri ancora scottato dalla giusta mossa dell'antitrust del secolo prima che smembrò la Standard Oil dei suoi avi in tante società, ognuna con diverso amministratore delegato per tutelare gli USA dalla posizione monopolistica di un soggetto privato di fronte a un settore così strategico. Nel tempo le direttive dell'antitrust vennero raggirate semplicemente creando un Cartello (le sette sorelle) e grazie alla creazione dell'OPEC (di natura oligarchica). Guarda caso proprio nel 1973 in ottobre scoppia la guerra dello Yom Kippur che nel giro di pochissimo tempo porta al raddoppio del prezzo del petrolio. Con il lievitare del prezzo anche alle pompe di benzina si crea quindi una scarsità artificiale di una risorsa indispensabile e per la prima volta nel dopoguerra si parla di "stagflazione" (stagnazione e inflazione) che finalmente per gli aedi del neoliberismo metterà in crisi il Keynesismo.
Un'emergenza artificiale ha quindi aperto le porte al metodo che da allora sarà posto in essere: problema-reazione-soluzione e naturalmente TINA, il tutto gestito da un'unica regia, ha funzionato benissimo allora e funzionerà benissimo anche successivamente.

Ora siamo ancora in una situazione ove i potentati hanno bisogno di nuovi TINA, questa volta devono giocare un'altra carta e vista la scarsità di vendite di nuove autovetture serve creare un'altra emergenza: quella ambientale, i grandi colossi dell'automotive hanno quindi pensato di cestinare le loro vecchie produzioni che hanno ormai saturato il mercato sostituendo il parco auto e costringendo alla rottamazione di quello già venduto con le "innovative" ed "ecologiche" auto elettriche (che inquinano di più delle altre, ma indirettamente delocalizzando l'inquinamento alle centrali elettriche e allo smaltimento delle costosissime batterie esauste). A dire il vero comunque l'auto elettrica è solo una piccola parte del piano di costoro, lo studio di fonti alternative e rinnovabili e il loro utilizzo serve a produrre meno energia e a un costo più alto drenando ulteriori risorse economiche al popolo comunque non potendo fare a meno delle fonti fossili, se poi aggiungiamo che nell'eventualità di una diffusione capillare di auto elettriche diverrà inevitabile l'aumento esponenziale delle bollette anche per chi è sprovvisto di qualsiasi vettura elettrica lo scopo di tale operazione diventa chiaro: captive demand, ovvero costringere gli utenti a pagare sino alla quasi insostenibilità beni di prima necessità dai quali non possono prescindere semplicemente perché TINA.

Un'altra emergenza indotta dai potentati è quella migratoria (potenziata esponenzialmente dal 2011 con l'infame assassinio di Gheddafi), perfettamente funzionale ai loro scopi di impoverimento della popolazione occidentale, guerra tra poveri e deflazione salariale, xenofobie che si credevano sopite, ma che invece derivano dalla convivenza coatta di culture tra di loro incompatibili sullo stesso territorio in nome di un multiculturalismo che ogni volta che viene pronunciato suona di ossimoro.
Il degrado portato a scempio di una millenaria cultura che una volta cancellata sarà l'ennesimo ostacolo abbattuto dai potentati per potere accrescere il loro rapporto di forza nei confronti di quella che senza vergogna definiscono "plebe" per poterne disporre come meglio credono.

Alla fine del film "Omicron" del 1963 (di cui consiglio vivamente la visione a chi legge) il geniale e compianto Ugo Gregoretti ci mostra la visione del potere nei confronti della plebe avvalendosi del pretesto fantascientifico e facendo esporre a coloro che nel film sono gli extraterrestri le stesse idee dei "padroni del discorso", delle lobbies, dei potentati, delle Corporations invece perfettamente terrestri.
R.I.P. Ugo.

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