domenica 21 giugno 2020

L'elitarismo vicino e lontano

Mi sovviene un ricordo di quasi un trentennio fa, quando mi apprestai a fare il raccoglitore di pere in quanto allora disoccupato; mentre raccoglievo le pere in una delle Corti Agricole più belle dell'Emilia Romagna; proprio la moglie del "capo raccolta" parlò dello schifo e disprezzo con cui i proprietari della Corte vedessero anche solo l'idea di "classe media", anzi, di più, schifavano i post-proletari che potevano permettersi di andare in una spiaggia durante le vacanze estive infestando i loro eletti lidi di svago estivo. Quella borghesia che si credeva altolocata, nata da una agenzia di viaggi e crociere che aveva iniziato la propria carriera con un semplice pullman nel dopoguerra, con rampolli nullafacenti o peggiofacenti che un trentennio dopo hanno lasciato quel patrimonio architettonico e storico andare per dirla alla francese "in vacca". Ora quella Corte è chiusa e quasi sicuramente inagibile, c'era una parte dedicata alle maestranze e l'altra alla padronanza per un certo tipo di convivenza, tutto finito. Ora la Corte è completamente abbandonata e in completa decadenza sia nella parte padronale che in quella di servitù, i terreni sono stati svenduti e allocati dalla speculazione immobiliare nel suo più fiorente periodo di predazione terriera.

Tornando ad allora, era l'anno di Tangentopoli, il 1992, un mio purtroppo ora defunto zio aveva un'attività fiorente di campionatura meccanica e in uno dei tanti pomeriggi in cui ci onorava delle sue visite mi invitò a fare un giro con lui per farmi vedere alcuni suoi colleghi artigiani che costituivano un importante indotto in svariate realtà produttive della mia zona piuttosto prospere allora. Mio zio aveva un problema: era molto intelligente e lungimirante, a un certo punto del viaggio si girò verso di me e mi disse a riguardo della tempesta giuridica di Mani Pulite: "Lo sai cosa vogliono? Sono lì per toglierci la cosa più importante, vogliono toglierci la libertà", capii che non parlava dei giudici in sé, ma dei poteri che li coordinavano in quella direzione. Quella domanda con risposta implicita è rimasta indelebile nella mia memoria. Si respirava già allora un'aria di cambiamenti nefasti, si iniziava a delineare la direzione intrapresa dalle classi dirigenti che non avevano più un antagonista ideologico da contrapporre ai loro desiderata, finalmente (per costoro) erano finite le alternative politiche al capitalismo globalizzato con la caduta del muro di Berlino.

La post-sinistra, pur spacciandosi per altro aveva cominciato la sua locale egemonizzazione "culturale" con le feste di "Cuore" a Montecchio Emilia, gestite dai soliti post-sessantottini che nel frattempo avevano occupato "i posti che contano" nelle cooperative e nella pubblica amministrazione per meglio curare il travaso di competenze e servizi allora pubblici che con le privatizzazioni ingrassarono un certo tipo di cooperazione piuttosto verticistica e capitalistica. Anche alle feste dell'Unità si respirava un'aria come di "liberazione" (da parte della dirigenza dell'allora PDS) dall'ingombrante fardello ideologico che finalmente (solo per lor signori) si sfaldò con la caduta del muro Berlinese. Una sorta di Tana Liberi Tutti che trasformò la sinistra nella propria peggiore antitesi rendendola appetibile e ghiotta per il controllo elitario che l'avrebbe condotta da allora in poi.

Non che la sinistra precedente fosse scevra da certi elitarismi, anzi, i danni del '68, insediamento di Berlinguer nel parlamento in primo luogo, gli atenei con Capanna, Sofri e Scalzone come capigruppo in seconda istanza, favorirono e anzi produssero da un lato quella classe dirigente arrivista e in malafede, dall'altro i micropartiti scissionisti e i gruppi extraparlamentari genitori degli anni di piombo per scardinare il costrutto che aveva permesso la conquista di importanti diritti sociali sino ad allora. L'allontanamento dalla politica delle masse popolari iniziò proprio allora, passando per l'immondo Eurocomunismo berlingueriano sentenziato nel 1976 volto a destabilizzare i partiti comunisti del COMECON (mercato comune dei Paesi del Patto di Varsavia) per favorire la summenzionata "Tana Liberi Tutti" che si realizzerà meno di un ventennio dopo con l'abbattimento del summenzionato Muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovietica.

Tangentopoli riuscì ad allontanare ulteriormente il popolo dalla politica riciclando allo sfinimento la parola "partitocrazia" sdoganata sempre dal contessino di Sassari sulla "questione morale" (eh si, Berlinguer aveva progetti lungimiranti purtroppo pienamente riusciti anche se dopo la sua morte).

La fine del 1992 vedrà l'elezione di Bill Clinton, un Dem (categoria politica sedicente di sinistra) che avvierà il processo di globalizzazione del quale da tempo vediamo gli effetti nefasti grazie alla nascita del WTO pochi anni dopo, che deregolamenterà la circolazione globale dei capitali rendendola "libera". Sarà l'alba delle delocalizzazioni e delle successive interdipendenze e interconnessioni coatte (se si vorrà essere concorrenziali si dovrà produrre lavorati e semilavorati in Paesi ove la manodopera costi il meno possibile); in questo modo le conquiste sociali e sindacali via via scemeranno sino al triste panorama lavorativo-economico odierno.

Ma torniamo ai "proprietari della Corte" di cui parlo all'inizio dell'articolo, ora, con uno stipendio di 1.400 euro al mese un normale lavoratore non può più permettersi lo stile di vita di trent'anni fa, soprattutto a livello di vacanze e luoghi fruibili per le stesse, con ogni probabilità quindi i simpatici borghesi proprietari che schifavano la classe media e i post proletari possono finalmente godersi i loro lidi senza subire le sgradite presenze di poveracci nel frattempo divenuti tali. Perché lo spirito elitaristico sta proprio nel piacere di escludere, nel mutilare diritti e libertà dell'inferiore censo.

La parte più infame e patetica è il ruolo di questa post-sinistra nella contingenza attuale, da un lato attua politiche globaliste ed elitarie nei confronti della maggioranza della popolazione ecludendola dal benessere conquistato grazie alle politiche liberiste di contrazione salariale e vessazione fiscale, dall'altro parla di inclusione di minoranze, che intenzionalmente cerca di incrementare sul territorio a livello etnico con l'immigrazione selvaggia, e a livello sessuale (educazione gender e promozione dell'omosessualità) per promuovere implicitamente la denatalità autoctona e per avere nel tempo un sufficiente potenziale bacino elettorale.

Alla fine la deflazione salariale, il crollo del tenore di vita, l'insicurezza per una immigrazione selvaggia e incontrollata cosa sono se non una mutilazione di diritti e libertà? E le misure liberticide dell'ultimo ventennio, quasi tutte aggirabili con oblazioni e mezzi pecuniari per chi ne dispone in abbondanza, per non parlare del "politicamente corretto" imposto come strumento legale nell'ultimo decennio?
Mio zio aveva visto molto in là un trentennio fa.

L'elitarismo globalista nasce dai privilegi e ha la priorità di mantenerli tali magari accrescendone l'entità, ha infiltrato l'allora suo potenziale nemico più acerrimo, cioè la sinistra, trasformandola in sua serva, anzi schiava, dando spazio alla creazione di privilegi per la dirigenza della stessa, plasmando i suoi dirigenti a suo piacimento e trasformando in modo funzionale al globalismo tutta l'economia, ma attenzione, il globalismo è accentramento di potere che tendenzialmente nel tempo riduce ai minimi termini anche i privilegiati con cui ha avuto a che fare per instaurarsi. Non so come sia messa l'agenzia di viaggi dei simpatici borghesi altolocati di cui parlo a inizio articolo ora che con la concorrenza globale su Internet e Covid avranno subito una batosta non indifferente. Ho una pessima notizia per loro: i pesci grandi mangiano i pesci più piccoli e con la globalizzazione è un attimo trovare pesci molto più grandi di sé...

10 commenti:

  1. Sintesi lucida, scheletrica per riassumere la sinistra dal 79' ad oggi, ma sicuramente centra inequivocabilmente il percorso a scendere, del progressismo Italiano e occidentale in generale.
    Da condividere.

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  2. Una fotografia perfetta, non c'è niente che non condivida. Rammento però che con "Cuore" qualche buona risata ci scappava. Ma eravamo tutti molto meno "arrabbiati". P.S. Ottima l'osservazione sul potere d'acquisto: con 1600 euro di pensione non posso fare la vita di quando avevo 3 Milioni di stipendio.

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    1. E' una sorta di resoconto trentennale, presto se ci riesco ci scriverò un libro con argomentazioni molto più allargate. Grazie per l'interesse carissimo Alessandro.

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  3. E quindi hanno vinto loro, dobbiamo rassegnarci?
    Non ci credo nemmeno se mi paghi, si tornerà nelle piazze e si riconquisterà i diritti perduti, è solo una questione di tempo.

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